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Storia dell'EUR


Nelle ambizioni di Mussolini l'Esposizione Universale, che il Bureau International des Expositions aveva deciso di riservare all'Italia di organizzare nel 1941 in risposta ad una richiesta del regime avanzata nel 1935, doveva essere un momento trionfale per la celebrazione dei vent'anni dell'impero. Il progetto di fattibilità ebbe rapida gestazione sia nell'identificazione dell'area dove sarebbe sorto, che nella definizione del patronato politico dell'impresa. Venne immediatamente costituito l'Ente Autonomo preposto all'attuazione dell'Esposizione, nominando il senatore Vittorio Cini presidente, ed identificata la zona delle Tre Fontane come area idonea ad ospitarla. Un'area sufficientemente periferica della città in direzione di Ostia che avrebbe rappresentato efficacemente l'immagine, cara al regime, di una Roma imperiale di nuovo affacciata sul mare nostrum. La redazione del piano di progetto venne affidata ad una commissione composta dagli architetti Giuseppe Pagano, Marcello Piacentini, Luigi Piccinato, Ettore Rossi e Luigi Vietti.

La presentazione del piano, nell'aprile del 1937, rese subito chiaro l'intento di realizzare non più solo un quartiere fieristico ma il nucleo monumentale di un moderno quartiere di avanguardia architettonica, che avrebbe riprodotto i fasti di un nuovo impero, con la città proiettata verso il dominio del Mediterraneo. L'idea di sublimare urbanisticamente l'iconografia della rinascita dell'impero, il tracciato della via Imperiale segnava la spina dorsale della futura città attraversandola da nord a sud dal Foro Mussolini e prolungandosi fino a Ostia, richiedeva lo sviluppo di un nuovo linguaggio architettonico. Seguendo il protocollo programmatico, redatto dal commissario generale Vittorio Cini, che ne tracciava i caratteri definendolo "moderno senza perdere i caratteri nazionali, che formano parte integrante della civiltà del nostro popolo" venne data vita a quello "Stile E42" che si ispirerà a "criteri di grandiosità e di monumentalità" in cui "il principio nazionale e quello estetico non appariranno come termini antitetici". La realizzazione quindi di una moderna città in grado di esprimere al contempo i fasti dell'eredità del passato con la modernità che lo spirito razionalista, e futurista, dell'epoca esprimeva in tutte le forme artistiche del momento. Una visione archeologica dell'architettura, in grado di saldare il progetto del futuro con i miti del passato, recuperandone grandiosità e volumi. Una città costruita con la pietra della Roma Imperiale, il travertino, che potesse coniugare gli spazi delle grandi opere insieme alla modernità delle linee razionaliste appena tracciate dei suoi palazzi multipiano; il tutto unito, in una visione futurista, nello spazio e nel movimento delle sue grandi strade e piazze, proiettate verso il mare. Classicismo e razionalismo, rivoluzione e continuità unite insieme.

La realizzazione di questo grandioso cantiere progettuale, le tensioni per coniugare insieme irriducibili divergenze estetiche, la diversa interpretazione sul ruolo e sul futuro dell'architettura nella società moderna, furono riflesse in innumerevoli stesure di varianti di piano culminate, nel 1939, nell'assetto definitivo compilato dal solo Piacentini, a cui era stata da subito affidata la regia dell'intero progetto, insieme all'Ufficio Tecnico dell'Ente diretto da Gaetano Minnucci.

L'asse Roma-mare, ex via Imperiale, spina dorsale del futuro quartiere moderno di Roma, oltrepassa l'intera composizione urbanistica, definendo, attraverso il susseguirsi di suggestive prospettive la forte connessione tra la città storica e quella moderna, offrendo in sequenza al visitatore una visione simile a quella dei Fori e dei mercati Traianei ed a quella della composizione ellenistico-romana di Ercolano e Pompei.


La struttura definitiva dell'Esposizione redatta nel 1939 contemplò significative modifiche nella sistemazione del primo piazzale d'ingresso con la definitiva conformazione a esedra dei due edifici dell'INA e dell'INPS. della zona del grande bacino artificiale del lago e di quella retrostante la sistemazione del giardino delle cascate verso Ostia, con la ridefinizione di alcunescelte compositive e scenografiche. I concorsi di progettazione, videro la partecipazione dei migliori architetti italiani di quel periodo, con accenti linguistici assai diversi tra di loro. Tutti i monumenti dell'Eur testimoniano tuttora quello che fu definito "utopia e scenario del regime", perché I'E42, per i noti eventi bellici, non ebbe luogo e le strutture permanenti previste per l'Esposizione Universale, così come molte altre sistemazioni, non furono completamente realizzate. Tra queste vanno ricordate: il colossale arco trionfale, dalla luce di 200 metri, progettato dall'architetto Adalberto Libera; il teatro imperiale dell'architetto Luigi Moretti, ultimo tassello, poi perso, della Piazza Imperiale; l'altra grande arena progettata dall'architetto Giovanni Michelucci, posta a caposaldo di una delle due estremità del lago. La guerra e, soprattutto, l'ormai inevitabile sconfitta militare, interruppero i lavori, cosicché per un decennio il comprensorio E42 si presentò come una surreale e spettrale Pompei contemporanea. Sotto la guida di Virgilio Testa, Commissario straordinario dell'Ente Eur dal 1951 al 1975, furono recuperate le architetture completate o prossime alla conclusione e demolite le opere ridotte a ruderi; l'insediamento venne perciò trasformato in un moderno quartiere residenziale, sovrastato e quasi sorvegliato dai dieci palazzi-monumenti eretti per accogliere e celebrare la prevista Esposizione Universale di Roma.



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